“Dèstati Deborah e intona un canto
davanti al Dio d’Israele
davanti al numero* –
passeggia sui gusci croccanti
delle chiocciole, lascia piovere
gli onischi acciambellati”.
La mattina in cui stemperarono
i monti c’eri tu, repentina
come il miracolo di qualcun altro.
Si spuntarono le cime,
disfatti gli orridi e le gole,
tacquero i colori dei fiori –
la densità si disperse nell’aria,
seccò cruda come l’infiorescenza
che scopre il frutto
in una stagione maldestra.
“Dèstati Deborah e intona un canto
davanti al Dio d’Israele
davanti al numero –
copri la viscosità delle nostre vite
pulsanti come emicranie,
difendici dalla stagione,
dai buchi e le finestre”.